Tomatin 12 anni

Dal 2003 il 12 anni è il più giovane imbottigliamento della Tomatin, distilleria delle Highland che oggigiorno produce circa 5 milioni di litri di alcol, l’80% dei quali finisce in blend.

Tomatin 12 anniNel 2009 al 12 anni aggiunge un 15 (ora ritirato) poi un 18, un 25… Al momento in cui scrivo, c’è una discreta scelta: si parte sempre da questo 12 anni, poi un Legacy, Nas invecchiato parzialmente in botti ex bourbon e nuove di quercia, un piena gradazione, un 14 anni, un 18 e una edizione limitata 1988, invecchiato in ex bourbon e porto.
Ma torniamo a noi…
Questo 12 anni è rimasto a riposare per alcuni anni in un armadio prima di decidermi ad aprirla. Il motivo è semplice: era finito dietro altre bottiglie, dimenticato, forse messo da parte a causa del prezzo d’acquisto (circa 30 euro) che di certo non lo hanno messo subito nella lista tra quelli “importanti”.
Per 30 euro (dell’epoca, oggi si trova intorno ai 40 e si tratta di un Whisky leggermente diverso, a partire dai gradi di imbottigliamento che ad oggi sono 43% contro i 40% della mia prima edizione)  il rischio di flop è alto… ma non è detto….

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Cardhu 12 anni

cardhu 12 anniSiamo nello Speyside, la regione della Scozia che forse ha più distillerie per chilometro quadrato che persone 🙂
La Cardhu fu fondata nel 1824 da John Cumming (contrabbandiere) ma gestita principalmente dalla moglie, che vendeva il Whisky direttamente ai passanti.  Ora è di proprietà Diageo. Un Malto che rappresenta una parte *importante* nel Blend Johnnie Walker

Naso
Molto alcolico, dolce, albicocche disidratate, miele, caramelle Mou, frutta

Palato
Rimane molto alcolico, un tocco leggero di fumo con cioccolato

Finale
Fumo leggero e dolce con cioccolato

Più interessante di naso che di palato: l’alcol tende ad esser un po’ troppo invasivo per i miei gusti.
Un olfatto lento e leggero regala una piacevole e duratura ricerca degli aromi. L’aggiunta di acqua non mi sembra doni molto, attenua giusto l’alcol

Bicchiere al giorno dopo: tanta frutta candita

Glenrothes Select Reserve

Glenrothes Select Reserve

La Select Reserve rappresenta la linea di No Age della Glenrothes, distilleria costruita nel 1878 nella regione con il maggior numero di distillerie: lo Speyside.
Gran parte della produzione finisce (come spesso capita) in blend, e molto altro è in passato andato in fumo: la Glenrothes infatti ha subito ben 4 incendi (quello del 1922 mandò in fumo circa 900 mila litri di distillato). La distilleria però non si arrese e sfruttò questi incidenti come molla per rialzarsi: l’ultimo incendio, avvenuto nel 1962 ha portato la distilleria ad espandersi ulteriormente fino ad arrivare nel 1982 a 5 alambicchi di Wash e 5 di Spirit.

Questo Select Reserve viene imbottigliato a 43%

Naso
Morbido e piacevole, spezie, vernice (cosa che per me è tipida dello speyside), legno bagnato, vaniglia agrumi, e un non so che di sottobosco

Palato
oleoso, si sentono le spezie sulla lingua, è un pizzicare lieve… un po’ di pepe? una leggera affumicatura, tende all’amaro, mi ricorda la parte bianca del limone

Finale
Medio… torna l’affumicatura, il pepe e quella parte amarognola.

E’ sicuramente interessante e non particolarmente complesso, mi incuriosisce molto perché a differenza di quanto dichiarato dalla nota ufficiale, non dovrebbe per nulla avere sentori “affumicati”.
Tuttavia, io l’ho percepita chiaramente, non predominante certo, ma presente. Anche altre degustazioni hanno dato qualche valore differente rispetto la ruota dei sapori “ufficiale” che vi consiglio di osservare, commentare e dopo averlo assaggiato, completare:

http://www.theglenrothes.com/en/our-whisky/select-reserve.html

Bicchiere del giorno dopo: sembra un frullato di corteccia, sottobosco e vaniglia

Il bicchiere al giorno dopo

Il bicchiere al giorno dopo è un bicchiere vuoto.
In realtà è il bicchiere in cui ho degustato un Whisky nella tranquillità di casa mia ma lasciato a riposare almeno una notte.
Rimangono aromi meravigliosi e particolari, concentrati e liberi dall’alcol ormai evaporato.
Rappresenta anche un ottima scusa: lasciare il bicchiere sul tavolo anziché riporlo nel lavandino o lavarlo subito dopo:
“mi serve da annusare domani!”
E rappresenta anche un inizio giornata bello carico: sveglia alle 06.00, annusata al bicchiere del giorno prima ore 06:15 e poi si mette su il caffé.
Fino ad ora l’ho sempre considerato uno standard sottinteso, compreso in una degustazione (per me) seria, ma ora ho deciso di indicare chiaramente quali sono gli aromi “del bicchiere al giorno dopo”
🙂

Sa di tappo?

Sappiamo tutti quanto il sughero nelle bottiglie sia importante: le tappa e mantiene il contenuto nelle bottiglie. E fin qui è facile.
Nel Vino inoltre il tappo di sughero consente uno scambio gassoso con l’esterno: esce l’anidride solforosa contenuta nella bottiglia (quella famosa dicitura: “contiene solfiti”) ed entra l’ossigeno. Questo scambio consente al vino di maturare ulteriormente guadagnando (o perdendo in alcuni casi) carattere. E’ il famoso affinamento in bottiglia.
Non ci sono solo note positive, sono certo infatti che la maggior parte di voi quando ha letto il titolo ha pensato al cattivo aroma che prende il vino quando un tappo “non è buono”. Continua la lettura di Sa di tappo?

Glenmorangie Quinta Ruban

Glenmorangie Quinta Ruban

Glenmorangie Quinta Ruban è un affinamento in botti di Porto secondo me tra i più riusciti e facilmente reperibili. Invecchia 10 anni in botti ex bourbon e gli ultimi due in botti di Porto, difficile trovare un affinamento tanto riuscito (e dal prezzo così accessibile). Il mio consiglio è: compratevi una bella bottiglia.

Naso
Decisamente vinoso, barrique, profumo di malto, noci, cioccolato e miele

Palato

Caldo, biscotti, noci,  inevitabilmente vino, perfettamente equilibrato, cioccolato fondente

Finale
D’affinatura piacevole e molto elegante, cioccolato e vino, squisito

Se foste ancora indecisi se comprare o meno una bottiglia, questi sono i premi vinti fino ad ora:

Gold
Scotch Single Malt – Highland – 2014
International Wine & Spirit CompetitionSilver
Distillers’ Single Malts 12 years and under – 2014
International Spirits ChallengeDouble Gold
Single Malt Scotch – to 12 Yrs – 2013
San Francisco World Spirits Competition

Gold
Scotch Single Malt – Highland – 2013
International Wine & Spirit Competition

Silver
Highlands & Islands up to 12yo – 2013
The Scotch Whisky Masters (The Spirits Business)

Senza dubbio uno dei miei preferiti

 

Caol Ila 12 anni

Caol Ila 12Nel silenzio di Islay, c’è anche la Caol Ila, distilleria fondata nel 1846 e situata a Port Askaig, oggi di proprietà Diageo.
Non produce molti imbottigliamenti, anzi, per molto tempo questo 12 anni è stato affiancato solo da un 18. Da 2002 produce anche un piena gradazione e nel 2003 viene imbottigliato il primo 25 anni.
Detto questo sembra che produca davvero poco Whisky ma non è così: molto del suo distillato (oltre 6 milioni di litri prodotto annuo) fa parte di Blended molto venduti, uno su tutti il Johnnie Walker.

Quindi, pochi imbottigliamenti ufficiali, ma fortunatamente quelli indipendenti sono davvero innumerevoli.
Questo che ho tra le mani è un classico 12 anni, imbottigliato a 43% e acquistato in un grande supermercato.

Naso
Classico isolano: fumo e torba
Leggermente acidulo, tracce diluente o vernice, degli agrumi, arancia, noci? gomma

Palato
Fumo, la torba, molto legno, gomma, caucciù e arancia

Finale
Alla isolana, torba e fumo, piacevolmente lungo

Con un goccio di acqua aumentano gli agrumi, l’arancia diventa molto chiara ed evidente

Io l’ho sempre chiamato “Caolila” per un semplice motivo, sulla pronuncia corretta se ne sentono di ogni:
The Scotch Doc sostiene si legga: “Kaal-eela”
SingleMaltClub afferma invece che si legge: “caliila”
Altri lo pronunciano “cull-eela”
Piccola curiosità, sembra che il Port Askaig, sia in realtà un Caol Ila sotto mentite spoglie…

 

 

 

Nikka Yoichi NAS

Nikka Yoichi nas.
Cosa vuol dire “nas” anzitutto? Significa “No Age Statement” ovvero un Whisky di cui non si sa l’esatto invecchiamento e mentre un tempo poteva far pensare ad un “si ma chissà che roba è….” oggi diverse blasonate distillerie lo stanno spingendo molto; e per blasonate intendo davvero le più famose, da Talisker a Glenfiddich. Come si fa un NAS? si prende un po’ di whisky di vari invecchiamenti fino ad ottenere quell’aroma che il Master Distiller o chi per esso desidera.

Nikka Yoichi Nas

Ma torniamo in Giappone, Yoichi, di proprietà Nikka è una distilleria fondata nel 1934 situata a nord del Giappone, sul mare.
Imbottigliano questo Nas e un 10, 12, 15 e 20 anni e la distillazione avviene ancora a fuoco diretto (senza quindi l’uso di serpentine riscaldanti elettriche o simili)

Naso
Fresco, poco persistente, ma complesso, vuol farsi annusare, leggero fumo, biscotti, frolla al burro salato (palette bretoni), liquoroso e vaniglia

Palato
molto morbido con aromi che mi ricordano ancora qualcosa di biscottoso, fumo e vaniglia, crema

Finale

Tendente al fumo, erica, ricorda l’amaro del propoli e fiori, incredibilmente piacevole

I Giapponesi sanno fare il Whisky. E davvero molto bene. trovo questo molto equilibrato senza che nessun aroma prevalga sugli altri significativamente. Tutto è uniforme, coerente, senza stonature, senza che qualcuno alzi la voce o che pretenda di esser ascoltato…
E se penso che davanti ho il “piccolo” della famiglia….
PS
Per approfondire il discorso dei NAS, leggete QUI

Highland Park 12 anni

Highland Park 12 anniProseguiamo la rassegna del “Whisky da supermercato” con una distilleria nelle Highland, l’unica insieme a Scapa delle isole Orcadi.
Questo non si trova proprio ovunque, ma è spesso presente nei grandi ipermercati, viene imbottigliato a 40% di alcol.

Premetto che dovrò sicuramente riassaggiarlo perché mi trovo piuttosto distante dalle molte recensioni fatte,  ad ogni modo per me è un Whisky da assaggiare, soprattutto per le notte di frutta con l’aggiunta di acqua, certamente non rappresenta il top della Distilleria, ma considerando il prezzo rimane di tutto rispetto.

Naso
Leggero fumo, agrumi, cioccolato e  un po’ di pera

Palato

ancora un po’ di fumo, che tende ad un leggero amarognolo, bucce d’arancia candita, una dolcezza confusa e molto lontana

Finale

Tendente all’oleoso, con note fruttate poco durature e ancora fumo leggero

Nulla di clamoroso, ma quell’arancia mi ispirava, andava approfondita… così ho aggiunto qualche goccia d’acqua ed è successo un piccolo miracolo: la debole arancia si è trasformata in un tripudio di agrumi che risultano ben marcati anche all’olfatto

ma parla come bevi!