quel senso di appartenenza – I Club

I Club sono da sempre, in ogni campo, punti di riferimento per gli appassionati di un determinato argomento, club scacchistici, di giocatori di carte, il circolo del golf… dove è possibile, dopo generalmente un’iscrizione più o meno costosa, approfittare dei benefici destinati ai soci.
Il Club dedicato al Whisky più famoso è sicuramente il The Scotch Malt Whisky Society ma che da qualche tempo non è più presente in Italia…
Si sentiva la mancanza di un Club (o almeno, per me è così) di un certo livello, che consentisse ai soci imbottigliamenti interessanti, la partecipazione ad iniziative (a cui purtroppo la mia presenza è sempre tendente allo zero a causa di milioni di impegni di ogni genere) degne di nota, la possibilità di trasmettere l’entusiasmo ai partecipanti che insieme possono dire: “ehi.. ci siamo anche noi eh!” ovvero un modo per dire al Mondo del Whisky che l’Italia non è soltanto un paese mal governato.
E quindi come non esser felici nell’invitarvi al Whisky Club Italia, un Club, come dice la pagina “about” nato già maturo anche perché i fondatori non sono certo “di primo pelo” nel mondo del Whisky: Claudio Riva (laphroaig.it), Davide Terziotti (Angel’s Share) e Andrea di Castri (cOOckies ADV di Milano) che ha curato la parte grafica.

Apriranno “le bottiglie” (perché dire le danze sarebbe stato fuori luogo…) l’8 Novembre prossimo, presso il prestigioso Golf Villa D’Este di Montorfano (Como), con l’avvio ufficiale di un’imperdibile serie di eventi (e imbottigliamenti…)

Whisky Club Italia

Slàinte!

il whisky lo invecchio io

e lo invecchio nella mia cantina!
Non sto parlando di whisky in bottiglia, perché si sa che una volta uscito dalla botte il whisky smette di maturare (a differenza del vino). Ma se siete incuriositi, sappiate che esistono dei kit composti da “whisky vergine” e barilotto annesso.
Non è uno scherzo… vendono davvero dei kit composti dai suddetti prodotti….e dalla vostra pazienza. La fortuna è che la botte è piccola e di conseguenza l’alto rapporto tra superficie interna interessata e liquido è elevato, rilasciando quindi aromi velocemente.
In Italia non ho trovato nessuno che vendesse i suddetti prodotti, ma ecco qualche esempio:

http://www.masterofmalt.com/spirit/mature-your-own-kit/

http://www.firebox.com/product/5656/Mature-Your-Own-Whisky-Kit

http://www.woodinvillewhiskeyco.com/products/age-your-own-whiskey-kit/

Sarei curioso di provare, sicuramente è un regalo originale… mi manca solo una cantina in cui la temperatura rimanga bassa e stabile durante tutto l’arco dell’anno

punti di incontro virtuali – i forum

E’ giusto proseguire il discorso sulla realtà italiana passando dai blog ai forum, luoghi nei quali si può attivamente scambiare due parole, chiedere pareri, leggere e imparare molto.

Uno degli storici è sicuramente I Love Laphroaig fun club dell’omonimo whisky, fondato da Claudio Riva.

Ma Claudio non si è fermato, e da instancabile amante del buon Whisky, ha fondato Single Malt Whisky, il forum degli amanti del Single Malt (e affini)

assaggiatori italiani (seri, mica come me) – i blog

La realtà italiana nel mondo del Whisky è davvero molto attiva. Molto più attiva di quanto si possa pensare, perché di appassionati ce ne sono davvero molti e molti di questi sono dei veri riferimenti per il nostro mercato (soprattutto per me). I loro assaggi sono illuminanti sotto diversi punti di vista: assaggiano prodotti squisiti, spesso molto costosi e ancora più spesso rari. E’ la bravura, l’allenamento (sembra incredibile ma anche un degustatore ha bisogno di allenamento), la costanza, la passione (soprattutto quest’ultima visto che non ci guadagnano una lira). Se avete un whisky aperto interessante, mandategli un sample…. saranno felici e sapranno descrivervelo come non immaginate.

Al momento voglio elencare solo i Blog principali, in ordine puramente casuale in attesa di aggiungerli tra i link (appena ho tempo) perché l’ho detto e lo ribadisco: sono punti di riferimento, indispensabili per una prima valutazione e se acquistare o meno un prodotto (anche se ciò che assaggiano è sempre (o quasi), giustamente superlativo)

http://whiskyfacile.com
il blog di Jacopo e Giacomo, con una interessantissima marea di assaggi stupendamente catalogati e divulgati

http://www.ilbevitoreraffinato.com/
il Blog di Giuseppe Napolitano, vera e propria enciclopedia dei distillati

http://www.angelshare.it/
di Davide Terziotti, da me soprannominato “Il quotidiano del Whisky” perché è sempre aggiornatissimo sulle ultime novità

http://passionewhisky.wordpress.com/
I
l blog di Andrea Franco, quasi mio coetaneo e scrittore oltre che degustatore (e per questo mi sta più simpatico ancora 🙂 )

http://whiskysucks.com/
E
‘ il blog di Federico, che ha cominciato ad avvicinarsi al Whisky solo nel 2012, ma in poco tempo ha raccolto una lista di assaggi che mi fa davvero invidia 😀

il naso da 6 milioni di dollari

6 in effetti son tanti…. ma Richard Paterson si è assicurato il suo per 2,6 Milioni di dollari presso i Lloyd’s. Mica ciufoli.

Richard Paterson è un Master Blender, una persona tramite il cui naso è in grado di ricomporre un determinato Blend Whisky tramite il whisky a sua disposizione.

Facciamo un passo indietro.
Se ci compriamo una bottiglia di Chivas Regal sappiamo che si tratta di un Blend Whisky ovvero di una miscela di whisky di malto e grano diversi e provenienti da diverse distillerie e questo è un fatto.
Un altro fatto è che ogni distilleria di Single Malt ha il suo whisky con le sue caratteristiche.
Un altro fatto ancora è che ogni singola botte di ogni singola distilleria invecchia in modo leggermente diverso. Il legno è vivo, respira, restituisce proprietà uniche diverse botte per botte.
Quindi due cask della stessa distilleria invecchiati lo stesso identico tempo, hanno sapori e profumi diversi.
Ci siamo? Mi state seguendo?

La domanda che dovrebbe venirvi in mente è: “ma come cavolo fanno a fare lo stesso identico whisky se ci sono così tante variabili in gioco?”
Esatto. Questo avviene grazie al Malt Master (per gli Scotch Single Malt Whisky) e al Master Blender per quanto riguarda appunto i Blend.

Sono loro le persone più preziose e più esperte perché hanno l’importantissimo compito di mantenere lo stesso profumo, sapore e colore per il whisky prodotto da una distilleria (e messo in commercio per la grande distribuzione) a cui le persone si sono abituate. Una bottiglia di Laphroaig invecchiato 10 anni, deve avere lo stesso sapore, indipendentemente che la compriate alla Coop sotto casa che in un E.Leclerc in Francia.

Il Malt Master ha un’esperienza e un naso tale che riesce, annusandolo ed osservandolo, a riprodurre lo stesso sapore e profumo “standard” ovvero quello a cui siamo abituati aprendo un Laphroaig 10 anni, selezionando botti diverse. Al massimo, ma dico al massimo, viene aggiunto un po’ di colorante caramello… ma giusto per mantenere anche il colore (e non tutti lo fanno).

Il Master Blender fa lo stesso mestiere ma forse in modo ancora più complesso perché non ha solo una serie di botti a sua disposizione, ma una serie di distillerie.

Torniamo alla nostra bottiglia di Chivas Regal. In quella bottiglia c’è un po’ di Benriach, Braeval, Caperdonich, Glen Grant, Laphroaig, Macallan, Strathisla… in quantità che solo il Master Blender è in grado di sapere e valutare.

E ritornando al nostro Richard Paterson, nel 2007 lo ha contattato l’Antarctic Heritage Trust informandolo che durante degli scavi nei pressi della capanna di Shackleton’s hanno recuperato intatte alcune bottiglie di whisky che Shackleton aveva con sé durante la sua spedizione nel 1907.
Dopo una lunga trafila che vi consiglio di leggere qui:

http://www.theshackletonwhisky.com/richards-story/

o guardare qui:

Richard Paterson è riuscito a riprodurre il whisky di Shacketon’s mettendolo in vendita in un’edizione limitata a 50.000 bottiglie.
(e qualcuna forse è ancora in vendita)

invecchiamento più o meno

Abbiamo appena comprato una bella e buona bottiglia di Whisky invecchiato 12 anni.
Siamo sicuri che siano davvero 12 anni di invecchiamento? Avete risposto di si?
Risposta sbagliata.
Significa che la botte più giovane utilizzata per imbottigliare il vostro whisky ha 12 anni, non che tutto il whisky contenuto è stato invecchiato per quel periodo.

Ma quindi si tratta di Blend? Si. Blend di botti diverse.
In sostanza, nella vostra bottiglia etichettata 12 anni di invecchiamento, ci può essere il contenuto di un po’ di botti di 12, 14, 16 e magari 20 e oltre anni di invecchiamento.

E se l’età non è proprio specificata?
Significa che si tratta di un “no age” come tecnicamente viene definito, ovvero che il whisky più giovane ha 3 anni (limite minimo di legge per definire lo spirito Scotch Whisky)

 

 

l’italiano medio ama il torbato

l’italiano medio ama il torbato.
E’ un dato di fatto, frutto di un’attenta indagine statistica frutto di anni di studi e lavori. Non è vero.. ho chiesto a 5 persone quale fosse il loro whisky preferito e 4 di questi mi hanno risposto con uno dei classici della torba.

Mi domando il motivo, considerando che in effetti, anche io prediligo i torbati. Perché mi piacciono i gusti affumicati: adoro lo speck, la birra scura, la carne alla brace, il provolone affumicato, il salmone affumicato, la carne salata, le aringhe affumicate, il profumo del camino spento, il tabacco del toscano…. E’ un aroma forte molto caratteristico. E poi trovo che sia “facile”.
Sa di affumicato… sa di qualcosa completamente diverso dal solito spirito, vuoi che sia grappa, vodka, gin, brandy o l’Amaretto di Saronno.

Ci piace concludere il pasto con un digestivo e in moltissimi casi il whisky torbato ha la forza sufficiente e necessaria a renderci quell’idea.

Non a caso, generalmente il torbato è il “digestivo” in una sessione di assaggi. Lo bevi per ultimo non certo per primo perché altrimenti voglio vederti io a sentire la banana nel Craigellachie.

Ci si ritrova ad una certa età (che poi non è così elevata)… abbiamo bevuto birra, appassionandoci alle belghe trappiste solo perché fa figo conoscere una birra che gli altri ignorano (che per loro, dopotutto, una Beck’s bevuta a canna è uguale a tutte le altre).
Abbiamo bevuto vino, acquistandolo per il prezzo medio di 5 euro la bottiglia, perché si sa… sotto i 5 euro è annacquato, sopra i 5 è per gli eventi. Abbiamo bevuto la grappa Nonnino, grappe ignote ai ristoranti… la vodka alla pesca….siamo abituati a gusti standard e il torbato è quel diverso che ci conquista.

E poi si trova al supermercato.
E questo non è purtroppo un aspetto da sottovalutare. Il whisky buono presente al supermercato rappresenta il 3% del whisky a disposizione (per qualcuno sarà eccessivo, per altri riduttivo; io ho tirato un dado da 6).
Per il bevitore standard, una bottiglia di Macallan equivale ad una di Chivas Regal: server per fare il ruttino e sembrano avere lo stesso sapore. E’ evidente invece come un Talisker o un Laphroaig siano diversi dai “soliti”.

doveva nascerne un libro VI – la degustazione

Ma alla fine, che cos’è la degustazione? Cosa significa degustare?
Degustare per me significa godere con i sensi a nostra disposizione cercando di assimilare, distinguere, capire e scoprire tutte le caratteristiche, il colore, i profumi e gli aromi di un whisky.
Immaginate la differenza tra il nutrirsi e il mangiare, tra il bere e l’assaporare.
Non è il limoncello o il grappino offertoci al ristorante dopo la cena, non è il fernet della nonna che ci fa fare il ruttino.
Il whisky costa caro, prendiamoci quindi tutto il tempo necessario per godere appieno del nostro distillato, cerchiamo di carpirne ogni aroma, ogni differenza liberando le nostre emozioni, i sensi e la percezione.

Ed è proprio in questi termini che si svolge una classica degustazione: si osserva, si annusa (molto) e si assaggia prendendo naturalmente appunti e discutendone (se si beve in compagnia)
Prendere appunti è importante, vedremo poi come e perché.
E’ bene precisare che la degustazione è rigorosamente soggettiva. Alcuni elementi ovviamente potranno considerarsi oggettivi, come uno spiccato sentore affumicato, piuttosto che un colore tendente al mogano; poi si entra in una sfera molto complessa di sensazioni. Occorre riuscire a liberare qualunque preconcetto concentrandosi su ciò che si percepisce, facendo tesoro dei ricordi associati ai profumi. Spesso è più facile ricordare un evento associato ad un profumo che il profumo o l’aroma stesso. Ad esempio per me è più facile ricordare che il profumo del caffè con latte è associato al ricordo di quando mi svegliavo da piccolo e mi recavo in cucina per far colazione, e la stanza era satura di quel profumo e della moka ancora calda. Ricordarsi queste cose, aiuta a distinguere gli aromi e i profumi.
All’inizio sarà molto difficile, ci si troverà a sentire apparentemente profumi e sapori assolutamente nuovi e mischiati tra loro, poi pian piano alcuni note usciranno maggiormente rispetto ad altre che magari necessitano di un goccio d’acqua per esprimersi.

Prendere appunti sulla degustazione è molto utile per tanti motivi. Il primo tra tutti è che si arriverà ad un punto in cui non sarà possibile, se non si ha preso nota, ricordarsi di tutti i whisky assaggiati. In secondo luogo, non è detto che siate riusciti a catturare tutte le sfumature di aromi e profumi al primo assaggio, quindi nulla vi vieta di completare la nota successivamente.
Saranno inoltre utili per confrontarvi con altri o con altre degustazioni
Anche il vostro naso è importante, credo sia superfluo dire come non sia il caso di fare una degustazione durante un raffreddore, un mal di gola o ci si trova in condizioni di salute non ottimale così come il bere subito dopo aver mangiato una caramella, cibi saporiti o l’aver fumato. L’ideale è lasciar riposare almeno mezz’ora naso e gola prima di procedere.

La prima fase rimane l’osservazione
Per osservare un whisky occorre un bicchiere e anche se sembra banale, non va bene un bicchiere qualunque.
L’ideale è il classico bicchiere a tulipano: gambo lungo, panciuto alla base per accogliere il whisky, stretto di collo per aprirsi alla cima. Ovviamente di  vetro e trasparente. Niente bicchieri di cristallo sfaccettati, niente plastica, niente bicchieri colorati. E’ importante poter osservare il colore naturale del whisky contenuto nel bicchiere perché ci darà interessanti informazioni.
Alcuni bicchieri hanno un coperchietto di vetro, utile ma assolutamente non indispensabile, perché si può tranquillamente usare anche un semplice cartoncino o foglio di carta, nel caso si vogliano fare confronti e di conseguenza il whisky resterà nel bicchiere a lungo.
Vista l’alta quantità di alcol presente nel whisky, coprire con un coperchietto il bicchiere limita l’inevitabile perdita delle sostanze volubili e dei relativi profumi.
Bicchieri simili si trovano facilmente in tutti i negozi di liquori, così come nei negozi che vendono materiale per la casa.
Da evitare bicchieri larghi, spesso associati al whisky con ghiaccio, farebbero perdere tutti gli aromi troppo presto.
Un consiglio personale è quello di sciacquare sempre con acqua un bicchiere lavato in lavastoviglie prima di utilizzarlo: spesso rimangono tracce di sapone, anticalcare o brillantanti che alterano i profumi.

Versiamo il whisky nel nostro bicchiere, se si tratta di un bicchiere da degustazione avrà anche un piccolo segno che indica i 2cl, quantità standard per una degustazione. Chiudiamo il tappo della bottiglia e prendiamo il bicchiere dallo stelo o dalla base. Non si deve mai prenderlo come fosse un brandy, non deve scaldarsi.
La prima osservazione ci mostrerà certamente il colore, che può andare dal trasparente gin al mogano scuro, con tutta una serie di sfumature che passano dall’oro, al miele, al bronzo, alla paglia.
Un colore molto chiaro, può indicare un giovane invecchiamento, un colore più scuro, un invecchiamento maggiore o una affilatura in botti particolari come ex botti di porto.
Agitando il bicchiere si potranno osservare la presenza o meno di particelle sospese che possono indicare una filtratura a freddo (nel caso abbiamo aggiunto dell’acqua) e agitandolo in senso rotatorio, si potrà intuire il grado alcolico dagli archi e relative lacrime (le linee di ricaduta nel liquido), maggiori saranno, maggiore sarà il grado alcolico.

La fase fondamentale è quella in cui si porta il bicchiere vicino al naso per annusare. L’olfatto è estremamente sensibile, molto più delle nostre papille gustative (se non ci credete, provate a leccare della cannella senza prima annusarla e tenendo il naso tappato). Annusare delicatamente e per brevi periodi, senza eccedere o rischierete di “accecare” l’olfatto con l’alcol. Il nostro olfatto infatti si abitua molto in fretta agli odori forti. Annusate prima con una narice e poi spostate il bicchiere sotto l’altra, e poi insieme e ancora insieme tenendo la bocca socchiusa.
Inalate brevemente e ogni volta allontanate il bicchiere dal naso agitandolo in modo da mescolare i profumi.

Mediamente il whisky si attesta su percentuali alcoliche intorno ai 40, 45, ma quando si tratta di single cask, si può arrivare tranquillamente al 60%.
In questi casi, aggiungere dell’acqua è quasi indispensabile. Il top sarebbe avere la stessa acqua usata in distillazione, ma visto che la cosa è quasi improbabile, è bene usare acque naturali in bottiglia. Non usare acqua del rubinetto perché aggiungerebbe del cloro e si tratta tendenzialmente di acque più pesanti che andrebbero a modificare in negativo il distillato.
La quantità di acqua da aggiungere nel bicchiere varia molto e non esiste una formula precisa, generalmente è bene non superare mai di il rapporto di 1 a 3. Restare su 1 parte di acqua per 5 parti di whisky  è un rapporto abbastanza comune e più è alcolico, maggiore sarà la necessità di acqua.
L’aggiunta di acqua, abbassa il livello alcolico evitandoci un impatto troppo importante con l’alcol, che andrebbe ad anestetizzare i nostri sensi. In più aiuta a liberare alcuni profumi che rimarrebbero celati nell’alcol a gradazione piena. La quantità di acqua, rimane un dato soggettivo.
Ricordiamoci di tenere sempre un bicchiere di acqua fresca accanto, ci pulisce la bocca, e riposa le papille gustative tra un sorso e l’altro.

PS Etico
Non guidate dopo aver bevuto, sfruttate l’occasione per farvi accompagnare a casa scroccando il passaggio gratis e promettete che “la prossima volta bevi tu e guido io”.

PS al PS Etico
Ricordatevi di cambiare accompagnatore la prossima volta, cosicché possiate bere ancora voi.

doveva nascerne un libro V – collezionare

In Scozia ci sono oltre 100 distillerie al momento attive. Ognuna delle quali produce diversi tipi di whisky, imbottigliamenti, single cask e affinazioni particolari. E’ impossibile credo pretendere di volerle collezionare tutte.  Sarebbe come voler collezionare gli orologi Swatch…

La strada che hanno percorso molti collezionisti è la più semplice del mondo: comprando bottiglie spinti dalla curiosità di degustare nuovi aromi, ritrovandosi lentamente con parecchie bottiglie aperte e alcune chiuse. Ci si accorge poi che alcune di quelle tenute chiuse ora sono più ricercate, le si tengono da parte e la collezione aumenta di volume e naturalmente valore.

Non ci sono consigli su come o cosa collezionare, quella è prerogativa di ciascuno decidere, con le proprie possibilità, cosa e se collezionare.
Sicuramente il whisky può essere considerato un investimento che va considerato a lungo termine però spendere 100 euro oggi per una bottiglia numerata single cask, può tranquillamente consentirvi di vedere il suo valore triplicare in qualche anno. Ovviamente è una stima indicativa, così come l’aver acquistato una bottiglia degna di interesse. Esistono vere e proprie quotazioni del whisky in un andamento simile a quello della borsa. I whisky della distilleria Port Ellen, che ora è rimasta solo come produttore di Malto per diverse altre distillerie tra cui la Caol Ila, vide il valore delle bottiglie schizzare alle stelle quando decise di chiudere i battenti. Oggi, un Port Ellen può arrivare a costare ben oltre 2000 euro la bottiglia mentre le bottiglie “classiche” se così si possono definire, costano intorno ai 300 euro.

E’ ovvio che quando si parla di collezionismo e soprattutto se questo è volto ad un investimento si parla quasi esclusivamente di edizioni limitate e numerate. Difficilmente una bottiglia di Lagavulin 16 anni comprata al supermercato potrà acquistare valori importanti. Ma una special  release distillata nel 1976 e invecchiata 37 anni in botti di quercia americana e europea, imbottigliata in soli 1868 esemplari e venduta a oltre 2300 euro la bottiglia, tra qualche anno potrà essere battuta all’asta a valori ben superiori.
E se per caso foste interessati proprio al Lagavulin di cui sopra, sappiate che è terminato poche ore dopo l’inizio della vendita.
Al momento il mercato del whisky è in aumento, tanto che un imprenditore cinese ha sborsato oltre 140 mila euro per aggiudicarsi l’ultimo esemplare di Dalmore di 62 anni fa.
La Whisky Highland, società che raccoglie dati storici e statistici utile a guidare i collezionisti, ha valutato che dal 2008 al 2012, il rendimento teorico delle 1000 bottiglie top al mondo si aggira intorno all’85%. Le Top 10, ovvero le 10 bottiglie più rare e pregiate, nello stesso periodo si sono rivalutate di oltre il 380%
La speranza naturalmente è che non si arrivi ad una bolla che farebbe crollare qualunque investimento.

Un tempo il collezionismo nasceva in base all’interesse mostrato: tenere da parte una bottiglia chiusa di un whisky molto apprezzato, ne aumentava il valore quando le scorte si esaurivano e il prodotto non era più disponibile rendendolo quindi raro.
Oggi ci sono alcune distillerie che realizzano imbottigliamenti esclusivamente da collezione come il Lagavulin sopra citato o release realizzate per occasioni particolari come l’Ardbeg Galileo che, nel momento in cui scrivo, è ancora disponibile a prezzi accettabili. Il Galileo è nato per celebrare un esperimento sulle differenze di maturazione tra la gravità terrestre e la microgravità sulla Stazione Spaziale Internazionale. Imbottigliato in tiratura limitata, nel 2013 è stato riconosciuto dalla World Whiskies Awards come miglior whisky single malt e miglior single malt di Islay nel 2013. (risultato naturalmente soggettivo e opinabile)

Seguire quindi il mondo dei whisky attraverso riviste, associazioni o siti internet, è molto utile e aggiungerei indispensabile perché vi consente di tenervi aggiornati su release particolari che possono interessare il mercato. Essere tra i primi a cliccare “compra” può fare la differenza tra l’avere o non avere il possesso di una bottiglia da collezione.

doveva nascerne un libro IV – conservazione

Il whisky in bottiglia non invecchia e per la conservazione è sufficiente osservare alcune regole di base.

Parlando di bottiglie chiuse, è bene limitare l’esposizione alla luce e conservarle nelle relative scatole originali. Un classico luogo fresco e asciutto va bene. Se si desidera conservare bottiglie per collezionismo, è utile segnare sul collo il livello del whisky, con un pezzetto di scotch, con una misura presa col righello o un segno con un pennarellino indelebile (che potrà essere rimosso con un batuffolo imbevuto di alcol denaturato). Se desiderate conservare la bottiglia a lungo, magari perché è un whisky pregiato da collezione, può essere utile avvolgere il collo nella pellicola trasparente per cucina. Così facendo, si potrà verificare costantemente eventuali perdite dal tappo (una volta con i tappi a vite di alluminio capitava spesso) ed evaporazioni non gradite (e che abbassano notevolmente il valore del nostro investimento) o comunque limitare tale rischio grazie alla pellicola.
La posizione ideale poi è quella in un armadietto in basso, risulterà più fresco e lontano da sbalzi di temperatura.
E’ scontato sottolineare come la conservazione e la cura della bottiglia e del suo involucro originale sia di fondamentale importanza per il mantenimento del valore a lungo termine.

Per le bottiglie aperte, è inevitabile l’evaporazione di alcol ma si può comunque limitare al minimo indispensabile l’apertura delle stesse, evitando di lasciare la bottiglia aperta sul tavolo e avvolgendo la solita pellicola intorno al collo.
Per le bottiglie aperte da molto, consiglio sempre di ruotare il tappo anziché cercare di sollevarlo limitando il rischio di rottura (e conseguente caduta di sughero nel whisky).

ma parla come bevi!